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I personaggi della passione

I personaggi della Passione

Sappiamo che l'intera vita di Gesù è vissuta come tempo di relazione con l'altro. Gesù è un uomo di relazione vera, sincera, profonda, pianamente umana.
E anche durante la passione entra in relazione con l'altro…o altri, in svariati modi, entrano in relazione con lui.
Una relazione umana che assume volti, atteggiamenti, connotati umani.
Sono tanti i personaggi della passione che hanno a che fare con Gesù: autorità civili e militari, ma anche religiose. Costoro mostrano "lo spaccato di una società affaccendata contro Cristo, intrigante e perversa".
Tra questi ricordiamo Pilato, Erode, Anna, Caifa, il Sinedrio, i centurioni.
Poi ci sono gli Apostoli e i discepoli; i protagonisti principali, come sappiamo, sono Pietro e Giuda. C'è Maria.
E infine ci sono personaggi comuni, gente semplice, del popolo: pensiamo a Simone di Cirene, la Veronica, le anonime Figlie di Gerusalemme, le donne coraggiose che vanno al Sepolcro, il buon ladrone, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo.
Una umanità variegata che entra in relazione con Cristo nel momento più importante della sua vita, seppur con approcci diversi. "Tutti sono parte della stessa umanità che è chiamata a testimoniare con Cristo o contro Cristo, ritenendolo un malfattore, un impostore, un bestemmiatore, oppure un giusto, colui che, nell'atto più supremo della propria vita, riconcilia l'umanità a Dio.
E ciascuno di questi personaggi porta dentro di se un mondo fatto di convinzioni, pregiudizi, paure, dubbi, rifiuti, accoglienze, coraggio, speranze ecc.
Gesù si relaziona con tutti…e per tutti ha una parola, uno sguardo, un gesto.
Questa è la sua umanità che vuole entrare in relazione con la nostra umanità…una umanità ad intra, intesa come natura umana, e ad extra, intesa come genere umano.
Gesù, la sua vita, la sua passione, la sua morte, la sua risurrezione, interpella tutta l'umanità di ieri e di oggi e, scrive ancora il Gran Maestro, davanti al mistero della Croce tutti rimangono ugualmente giudicati.
Dinanzi a questa morte, a questo mistero, cosi atroce non si può restare indifferenti. Ci viene posta questa domanda: Chi potrà mai esimersi dal confrontarsi con quell'evento?
Perché è un evento che mette a nudo Gesù nelle opere da lui compiute, nella verità che aveva proclamato e nella sofferenza che pativa. Un evento umano che mette a nudo la sua umanità, intesa come piena partecipazione alla nudità umana.
Il paragrafo si conclude cosi: "tutti siamo nudi, peccatori, davanti a Dio! Egli è uno di noi! Eppure, è il totalmente altro!
Tutti noi da allora abbiamo bisogno di essere rivestiti dalla grazia, da una nuova natura, mentre il dramma dell'ingiustizia non è finito".
Ritorniamo allora al tema di questo incontro che invita a guardare, contemplare, meditare i personaggi della passione di Cristo.
Nel 2014 Papa Francesco nell'omelia della domenica delle Palme propose proprio questa riflessione. La voglio condividere con voi anche alla luce di ciò che ci siamo appena detti:
Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?
Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l'opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?
Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata?
O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell'altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?
Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare - o condanno io - le persone?
Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù.
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l'umiliazione del Signore?
Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?
Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: "Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!". Farsi beffe di Gesù…
Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?
Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?
Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?
Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: "Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!", e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori?
Dov'è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana.



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